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MICROCOSMOS
(MICROCOSMOS)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 23 giugno 1996
 
di Claude Nuridsany e Marie Perrenou (Francia, 1996)
 
MICROCOSMOS è il frutto della pazienza di due ricercatori francesi: e della fruizione dei nuovi, straordinari mezzi che la tecnologia mette a disposizione della scienza della micro-osservazione per discendere nel mondo degli insetti.

Perché di discesa, letteralmente si tratta. Il film inizia planando dallo spazio verso la terra sempre più ravvicinata, sfiorando gli alberi, i campi con le tipiche riprese dall'elicottero, poi scegliendo quasi su misura una radura privilegiata che scopriamo all'orizzonte, sempre più vicino fino a sfiorarne la superficie, fino ad immergervisi, a penetrare tra i fili d'erba che ondeggiano come giunchi, che la cinepresa penetra in una foresta sempre più fitta, sempre più vicina ed intima.

MICROCOSMOS non aveva nulla per essere particolarmente originale; e nemmeno forzatamente attuale. Perché di documentari sulla natura, e di ben fatti, la televisione ne propone quotidianamente. E perché il principio sul quale l'estetica degli autori si basa, quello dell'antropomorfismo, e cioè della ricerca di un comportamento simile a quello dell'uomo negli animali, non solo non è considerato particolarmente moderno. Ma da lungo tempo contestato da molti autori (primo fra tutti Walt Disney) come gratuito e poco oggettivo.

Eppure, dalla prima apparizione di un bruco gigante che s'arrampica alacremente sul tronco di un filo d'erba, dal primissimo piano di non so quale insetto gigantesco la cui corazza ricorda furbescamente quella dei samurai di Kurosawa, dalle due coccinelle innamorate che a Locarno hanno deliziato le migliaia di spettatori invadendo l'immenso schermo della Piazza, l'incanto è fatto. E per un'ora e passa che vorremmo non finisse mai, per i vari strati che dalle farfalle conducono ai sotterranei delle formiche, dai silenzi immensi di pazienti solitudini ai rombi esilaranti di vespe ed api ormai ricondotte al ruolo d'elicotteri, MICROCOSMOS si afferma progressivamente come una sinfonia squisitamente organizzata. Si torna nel tumulto delle nuvole, quando mutano le condizioni meteorologiche. Mentre, nello stagno, ogni goccia è accolta come un cataclisma tragicomico; ed il furore del temporale centuplica la violenza del vento mentre penetra nell'infinitesimo sottodimensionato.

Certo, Nuridsany e Perrenou si fanno prendere ogni tanto dall'entusiasmo: come nell'utilizzo delle musiche, un po' disorganizzate, a tratti inutilmente pleonastiche, tese come sono a sottolineare una ritmica già ben delineata delle situazioni. Ma, altrimenti, MICROCOSMOS vale la delizia di una scoperta che non è soltanto utile, ma altamente dilettevole.

E mai leziosa. Quasi che il potere straordinario di queste nuove ottiche, il miracolo di una tecnica che ci permette ormai di osservare l'invisibile non solo ci insegni ad osservare quotidianamente il visibile. Ma decanti ogni idea di rappresentazione, di spettacolo più o meno finalizzato, per avviare l'osservazione sulle strade sempre emozionanti del fantastico e del poetico.


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